ll viaggio verso la meta del desiderio enduristico chiamata Merzouga continua in direzione di Missour con un tratto stradale che taglia in due sconfinati altipiani dove la coltivazione delle cipolle fa da padrona. Lo facciamo attraversando la parte più bassa dell’Atlante (arriveremo comunque a 1800 m. di altitudine). Durante lo svalicamento veniamo sorpresi dalla pioggia e da un brusco calo della temperatura ai quali rispondiamo con le tute antipioggia prudentemente stipate nel 4×4. Come al solito arriviamo a Missour col buio dove, dopo faticosa ricerca, riusciamo a prendere alloggio in un Bed and Breakfast molto originale gestito da una giovane coppia del luogo che ci ha ospitati con calore e gentilezza molto apprezzati. La signora, inoltre, si è prodigata in cucina per oltre due ore per prepararci alcuni piatti tipici ed un couscous veramente saporito e gradito da tutti.
La successiva tappa di avvicinamento alle dune prevede il transito per Talsint e Boudenib; ancora un tragitto, in parte stradale, che vede il gruppo seguire in lontananza un violento temporale che, fortunatamente, non ci raggiungerà mai se non per un breve tratto.
Le tappe si susseguono una dietro l’altra e finalmente arriva il momento del full-offroad. A poca distanza dal centro di Boudenib troviamo la traccia memorizzata nel GPS ma al posto del sentiero ci troviamo davanti un lunghissimo rettilineo di terra battuta pronto per essere asfaltato. Poco male perché lo percorriamo in breve tempo recuperando tempo sulla tabella di marcia. Seguiamo rigorosamente la traccia fino a che una sbarra ed alcuni frontalieri non ci impongono, con determinata cortesia, di tornare indietro. Ci spiegano che in conseguenza della situazione geopolitica in Algeria il Governo marocchino ha dispiegato delle forze militari al confine e che quello è il limite cui i civili, soprattutto se stranieri, possono avvicinarsi.
Cerchiamo e troviamo un facile by-pass che, dopo alcune decine di chilometri, ci conduce ad un altro check point. Stessa situazione, foto di rito con i frontalieri e medesima ricerca di un by pass. Questa volta la cosa diventa più ostica perché decidiamo di prendere una via che non consideri più la traccia presente sui GPS, navigando a vista. Incontriamo un moderno beduino a bordo di un motociclo di origine cinese (mezzo largamente usato in quei posti), con gomme stradali e con battistrada al limite. Gli chiediamo alcune informazioni e lui ci fa cenno di seguirlo. Ci farà strada per moltissimi chilometri lungo una fettuccia sterrata disseminata di sassi mettendo, in alcuni casi, alla berlina i grossi dual del nostro gruppo.
Al momento di lasciare la nostra improvvisata guida contraccambiamo il favore offrendogli alcuni litri di benzina dei nostri serbatoi che accetta con piacere. Riprendiamo il cammino verso Merzouga fidandoci del nostro senso di orientamento e, visto che il buio potrebbe sorprenderci ancora, decidiamo di puntare prima su Erfoud (la città più vicina) quindi via asfalto per Merzouga dove arriviamo in orario per la cena e per il successivo pernotto nell’ennesimo riad marocchino.
La mattina seguente finalmente riusciamo a vedere di persona quello che abbiamo sempre sognato sfogliando le riviste di settore: la grande duna di Merzouga è li davanti a noi con la sua sabbia rossa e le sue creste che sembrano lame taglienti. Finalmente il deserto e la sabbia!
Io, abituato alla guida di moto racing, con il grosso DR Big 800 da 200 kg faccio molta fatica almeno sino a che, rompendo gli indugi e la troppa prudenza, inizio a dare il gas che serve per farla galleggiare. Con il proprietario del riad quale guida facciamo il giro dell’Erg, visitiamo alcune miniere quindi una località nota per essere foriera di fossili. In effetti ne troviamo qualcuno mentre ci apprestiamo ad ammirare scenari che nessuno di noi avrebbe mai pensato di immaginare. Passiamo attraverso villaggi abbandonati e minuscoli insediamenti tendati in uno dei quali ci fermiamo per una sosta sotto una tenda sorseggiando l’immancabile the alla menta offerto dalla padrona “di casa”.
Al ritorno l’amico alla guida di un mastodontico Supertenerè pensa bene di affrontare una duna nel tentativo di saltarla e senza vedere aldilà della stessa. Dietro cìera un’altra duna più piccola che non riusciva a saltare impattandoci con la ruota posteriore e finendo sbalzato in aria per ricadere sulla moto che nel frattempo si era adagiata in terra.
Fortuna vuole che tutto si concluda solo con un grande spavento e pochi riparabili danni. Si dice che la fortuna è cieca, però purtroppo la sfortuna ci vede benissimo e ci presenta subito il conto: Mohamed, il proprietario del riad, ci chiede la cortesia di portargli alcune canne di bambù al suo bivacco all’interno dell’Erg con il nostro 4×4 dato che lui è sprovvisto di auto. Accettiamo di buon grado e al ritorno dal campo tendato nel deserto la vettura rimane con le marce ridotte inserite senza possibilità di poterle rimuovere. Dopo un inutile tentativo di riparazione sul posto effettuato da un meccanico chiamato da Mohamed e durato fino a tarda serata, il giorno seguente decidiamo di tornare a Erfoud dove Otman, un contatto del luogo, ci aveva assicurato di poterci dare una mano. I meccanici del posto riescono a risolvere il problema anche se occorrono un paio di giorni. Li trascorriamo in un riad di proprietà dell’amico Otman. Un riad bellissimo vicino ad una palmeria e ad una kasbah, di recente costruzione ed arredato con gusto e originalità dove avremo modo di trascorrere quei giorni in perfetto relax. Finalmente abbiamo tempo a disposizione per vivere in pieno l’atmosfera del Marocco durante lunghe passeggiate nel centro di Erfoud, all’interno del suo pittoresco mercato dove facciamo alcuni acquisti.
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